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Algarotti, Francesco.

Letterato italiano. Studiò a Roma nel collegio Nazareno e a Bologna, alla scuola di E. Manfredi e F. Zanotti. Giunto a Parigi nel 1735 strinse un rapporto di amicizia con Voltaire e Maupertuis. Compì numerosi viaggi in Europa visitando l'Olanda, la Danimarca, la Svezia, la Russia. Nel 1753 si stabilì a Venezia, lasciandola in seguito per Pisa, dove morì nel 1764. Scrisse il dialogo Newtonianismo per le dame (1737), sei dialoghi aumentati di un settimo nelle diverse edizioni che si susseguirono dal 1739 al 1757 e che recano il titolo definitivo di Dialogo sopra l'ottica newtoniana, in cui si discutono le teorie di Newton. I Viaggi di Russia, che raccolgono sei lettere, testimoniano il soggiorno che A. compì a Pietroburgo, nel 1739, dopo avere attraversato il Baltico. A queste sei lettere, l'autore ne aggiunse altre quattro, che trattavano invece le tappe di ritorno e il passaggio in Sassonia quando, nel 1750, soggiornò a Potsdam, ospite di Federico II. Di notevole importanza, dal punto di vista letterario, sono le nove Lettere sulla traduzione dell'Eneide del Cairo, scritte nel 1744; mentre dotate di profondo senso critico si dimostrarono il Saggio sopra la necessità di scrivere nella propria lingua, del 1750; e il saggio Sopra l'opera in musica, del 1755, all'interno del quale A. si fece precorritore della riforma compiuta da Gluck sul melodramma, prefissandosi come ideale un'opera in cui coesistessero, in modo del tutto equilibrato, musica e poesia, danza, recitativo e scena. Nel saggio Sopra l'architettura, scritto nel 1753, A. si trovò in stretta polemica con Lodoli, il quale propugnava, tramite le sue concezioni antibarocche, la funzionalità dell'architettura. Mentre nel Saggio sopra la pittura, scritto nel 1756, A. si fece anticipatore di un gusto neoclassico. Amico di Voltaire, di Federico II di Prussia, di Augusto III di Polonia e di Benedetto XIV, A. fu il tipico rappresentante di un'epoca piena di entusiasmo per il rapido progresso scientifico. Mediocre poeta, vide apparire le sue Epistole, a sua insaputa, nella raccolta Cettinelliana Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori (Venezia 1712 - Pisa 1764).